I principi delle auto-organizzazioni
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Il modo pratico perché gli elementi del sistema impresa cooperino e competano è favorirne la partecipazione. Quindi la partecipazione non è più vista solo come fonte di commitment e come miglioramento delle condizioni di lavoro, ma come strumento per “complessificare” un’organizzazione, in modo che sia in grado di rispondere meglio alle mutate condizioni dell’ambiente competitivo. Si parte da una strategia semplice – quella della partecipazione – per generare un comportamento complesso. È l’opposto della concezione classica, che parte da complicate regole per il controllo, e genera un comportamento semplice.
La strategia semplice della partecipazione consiste nel connettere le persone tra di loro, lasciandole contemporaneamente autonome, con meccanismi di controllo e procedure minime. Questo tipo di strategia genera un’organizzazione complessa, in grado di fornire risposte complesse, con una forte sensibilità nei confronti dell’ambiente.
Le applicazioni della teoria della complessità suggeriscono che il focus della leadership dovrebbe essere quello di favorire e accelerare l’emergenza dell’intelligenza distribuita, che è una funzione di «assets umani e sociali strategicamente rilevanti – le capacità intellettuali in rete degli agenti umani» (McKelvey).
I principi delle auto-organizzazioni
Il primo principio è l’interconnessione.
Le auto-organizzazioni sono come reti sociali che sfruttano l’effetto small worlds: hanno gruppi di nodi fortemente connessi tra loro, collegati ad altri gruppi o reti attraverso quelli che vengono chiamati hub, ovvero persone che hanno un alto numero di link (contatti) con l’esterno.
Il secondo principio è la ridondanza.
La strutturazione dell’organizzazione in unità autonome di ridotte dimensioni permette alle auto-organizzazioni di ottenere un eccesso funzionale delle risorse: entro certi limiti in ogni unità “tutti imparano a fare tutto” e, qualora se ne presenti l’esigenza, è possibile spostare persone con determinate competenze verso compiti e mansioni diverse.
Il terzo principio è la condivisione.
Le unità autonome che costituiscono le auto-organizzazioni sono efficaci solo se agiscono in maniera coordinata, se preservano la chiusura organizzazionale selezionando gli input che non mettono a rischio l’identità mediante forti meccanismi di condivisione interna, primo tra tutti un sistema culturale fondato su valori comuni.
Il quarto principio è la riconfigurazione.
Le unità autonome sono chiamate a ricercare sempre nuovi clienti e nuovi partner, adattandosi alle variazioni ambientali e creandone a propria volta, quindi co-evolvendo con l’ambiente. La catena del valore non è fissa, bensì mutevole, i partner possono cambiare, i consumatori possono diventare co-produttori, i fornitori di oggi possono diventare clienti domani, le competenze che oggi costituiscono il cuore del valore aggiunto possono servire domani da semplice commodity.
Tratto da:
Auto-organizzazioni. Il mistero dell’emergenza dal basso nei sistemi fisici, biologici e sociali di Alberto Felice De Toni, Luca Comello, Lorenzo Ioan