Il nuovo modello di interoperabilità per gestire il dato, l’informazione e la conoscenza del patrimonio immobiliare.
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Cosa hanno in comune i cinque casi sopra descritti?
Fino a 20 anni fa i problemi informatici legati alla gestione tecnica di un patrimonio immobiliare, della manutenzione e di tutti i servizi in generale, che richiedono una attiva sul campo, erano legati alla loro tracciabilità. Solo le grandi aziende, in determinati settori, avevano la forza di dedicare del personale a trascrivere i rapporti di intervento cartacei, sul sistema informatico. Poi con l’avvento dei palmari i dati venivano generati direttamente in digitale e trasferiti sul sistema una volta tornati in ufficio. A partire dal 2007, con la presentazione sul mercato del primo iPhone e la nascita di Android, inizia una vera rivoluzione digitale mobile a livello mondiale, fino ai giorni nostri, dove tutto è un flusso continuo di informazioni. Oggi le organizzazioni possono sfruttare i dati attivi e passivi sia degli utenti, che dei sensori per monitorare, analizzare, ottimizzare le risorse per tutto il loro ciclo di vita . Ma se le aziende dispongono dei dati di cui hanno bisogno per prendere decisioni informate, perché non li usano?
La risposta, alla domanda cosa hanno in comune i cinque casi sopra descritti, è che le organizzazioni nel real estate management non riescono ad adattare i processi organizzativi alle opportunità offerte dalla tecnologia in continua evoluzione. Questo gap tra tecnologia e processo tende a crescere nel tempo e verrà probabilmente colmato dall’intelligenza artificiale. Anche i software sul mercato di riferimento si presentano rigidi nella digitalizzazione dei processi e chiusi perché poco orientati all’interoperabilità. Tuttavia la tecnologia, oggi più che mai, è matura e pronta per permettere a più sistemi di interagire in maniera automatica con altri sistemi per lo scambio di informazioni e l’erogazione di servizi. Quindi invece di avere un software con tanti moduli di un unico proprietario, meglio avere una piattaforma digitale con tanti software, integrati in modo interoperabile. Non è un problema di tecnologia è un problema di architettura del sistema informatico.
Il modello di architettura interoperabile
L’interoperabilità è considerata la chiave della digital transformation, soprattutto nella nostra Pubblica Amministrazione.
Il Codice dell’Amministrazione Digitale definisce l’interoperabilità come una caratteristica di un sistema informativo, le cui interfacce sono pubbliche e aperte, di interagire in maniera automatica con altri sistemi informativi per lo scambio di informazioni e l’erogazione di servizi.
Per esempio nel mondo della sanità esiste uno standard di interoperabilità chiamato FHIR (Fast Healthcare Interoperability Resources) destinato ad abilitare lo scambio di dati nel settore sanitario tra diversi sistemi sanitari. L’obiettivo principale del FHIR è quello di rispondere alle crescenti esigenze di digitalizzazione del settore sanitario e di semplificare lo scambio di dati senza compromettere l’integrità delle informazioni.
Nel mondo BIM si utilizza lo standard aperto IFC (Industry Foundation Classes) sviluppato da buildingSMART e utilizzato dai più diffusi software di progettazione.
L’interoperabilità permette perciò alle organizzazioni e alle persone di collaborare in piena sinergia tra loro, di condividere i dati in maniera veloce, efficace e sicura, riducendo al minimo le possibilità di errori.
Di seguito i quattro livelli dell’interoperabilità:
- interoperabilità tecnica, necessaria per rendere possibile lo scambio di dati e informazioni in tutta sicurezza tra i sistemi informativi;
- interoperabilità a livello di semantica, per gestire in maniera efficace la comunicazione e la condivisione di dati e informazioni tra sistemi e banche date diverse;
- interoperabilità organizzativa, affinché vi sia coordinamento e vengano stabiliti in maniera chiara ruoli, compiti e le modalità attraverso cui avvengono gli scambi;
- interoperabilità giuridica che garantisca l’accesso, la consultazione e la condivisione di dati in piena sicurezza e nel rispetto della privacy.
La nostra soluzione datahub
La gestione dell’informazione tecnica del patrimonio immobiliare ha la necessità di supportare processi di cooperazione e collaborazione tra sistemi informatici eterogenei per garantire:
Si parte da una strategia semplice – quella della partecipazione – per generare un comportamento complesso. È l’opposto della concezione classica, che parte da complicate regole per il controllo, e genera un comportamento semplice.
- la proprietà del dato e del ciclo di vita degli propri beni;
- la normalizzazione e la distribuzione capillare delle informazioni;
- la visione globale dei dati;
- la gestione dei processi di aggiornamento CAD e BIM;
- un metodo ed uno strumento per pianificare il futuro e prendere le decisioni giuste in tempo utile;
- informazioni di ritorno sull’efficacia delle strategie effettivamente adottate.
Sintropia è una raccolta di software, funzionalità e componenti tecnologiche attraverso le quali far interagire altre applicazioni, processi e tecnologie per scambiare valore, digitalizzare processi, abilitare ecosistemi guidati dai dati, sviluppare servizi digitali e creare valore per i clienti.
L’architettura della piattaforma digitale è costituita da un datahub centrale in cui viene trasferito tutto il sistema anagrafico tecnico e spaziale del patrimonio immobiliare, integrato con il sistema anagrafico patrimoniale.
Il datahub è aperto in quanto il tracciato dei dati rimane di proprietà del cliente ed interoperabile al fine di interfacciarsi “in modo nativo” con altri sistemi dedicati. I sistemi dedicati potranno svolgere le attività in piena libertà, con la condizione che, a fine lavoro, venga trasferita una informazione significativa sul datahub per tracciare la storia degli asset e alimentare il ciclo di vita dei beni.
Per chi possiede un modello BIM, il datahub è l’estensione del Common Data Environment (un unico ambiente digitale di condivisione utilizzato per gestire le informazioni durante l’intero ciclo di vita di un progetto di costruzione ed archiviare tutti i dati, compresi disegni, modelli, specifiche e rapporti) per conservare anche le informazioni degli edifici esistenti progettati senza il metodo BIM.
Possiamo dire che il datahub contiene la traccia del Fascicolo Digitale del Fabbricato (Digital Building Logbooks) un documento tecnico, dinamico, nel quale sono contenute tutte le informazioni relative allo stato di agibilità e di sicurezza di un immobile, sotto il profilo della stabilità, dell’impiantistica, della manutenzione. Queste caratteristiche permettono di avere un quadro conoscitivo completo sullo stato di fatto di un immobile e sui precedenti interventi.
Quindi il datahub non rappresentare un elemento distinto nel quale vengono trasferite informazioni, ma un sistema interconnesso nel quale vengono gestite e conservate informazioni generate dai dati elaborati da altri sistemi.
Applicazione della soluzione sul campo
Il mercato mondiale produce ogni anno delle soluzioni digitali sempre più evolute, sempre più specializzate, interoperabili, con dei prezzi sempre più bassi. Immaginate di poter utilizzare un software verticale che è tra i migliori nella gestione della manutenzione correttiva, allo stesso tempo utilizzare un altro software per la gestione della manutenzione programmata, un altro per la predittiva, un altro ancora per l’ottimizzazione dello spazio, dell’energia e altro ancora. Nel momento in cui un software non è performante, lo sostituisci con un altro software, senza il rischio di compromettere la produzione e perdere il dato->informazione->conoscenza.
Visto che oggi la tecnologia lo permette, la soluzione è molto semplice, basta trasferire il sistema anagrafico tecnico e spaziale del patrimonio immobiliare all’interno del datahub, così che tutti i software possano collegarsi in modo interoperabile ad un’unica sorgente, svolgendo al meglio il proprio lavoro.
Con questa architettura, anche l’attività di censimento intesa come inventario, riconciliazione ed audit può trovare sul mercato la migliore applicazione per svolgere al meglio l’attività, non sei vincolato al modulo della software house.
Alla stesso modo anche il nuovo fornitore di servizi acquisisce tutte le informazioni dal datahub, non serve un intermediario che gli invii un file con tutti gli asset da gestire e le varie scadenze da rispettare. Sarebbe una inefficienza che comporta una perdita di tempo, costi e il rischio di compromettere il dato.
Che ogni fornitore continui ad usare il proprio metodo, la propria esperienza e software per rendere più efficiente e sicuro il proprio lavoro, ma al termine dell’attività sul campo, l’informazione dovrà essere trasferita nel datahub evitando di perdere la conoscenza accumulata durante il servizio ed il rischio di perdere informazioni sugli asset a conclusione contratto.
Una nuova mentalità
“se volete governare bene una organizzazione complessa bisogna lavorare non tanto sui ruoli ma sui significati. Bisogna dare un significato profondo alle persone che lavorano in quella organizzazione e che si sentono auto-attivate dal fatto che loro partecipano ad un progetto più grande” (Alberto Felice De Toni).
L’auto-organizzazione è raggiunta favorendo la creazione di una rete interna all’organizzazione, dove i nodi sono costituiti dall’intelligenza delle singole persone, e le connessioni sono rappresentate dalle interazioni anche informali tra le stesse (intelligenza distribuita); e di una rete esterna all’organizzazione, che coinvolga tutti gli attori potenzialmente rilevanti, come avviene nei distretti italiani (alleanze strategiche). L’auto-organizzazione interna è visibile nella capacità di risposta senza ricorrere a gerarchia o a meccanismi di coordinamento. Gli elementi che la determinano possono essere i singoli oppure gruppi formali o informali. Quello che conta è che collaborino e competano tra di loro. Contano, dunque, le persone e le interconnessioni tra di loro. Non si tratta di lasciare libertà assoluta, ma di favorire un contesto in cui possa nascere auto-organizzazione con strumenti digitali flessibili che, in tempo reale, possano gestire il dato, condividere una informazione certa, sicura e generare conoscenza.
Conclusioni
Le organizzazioni che gestiscono patrimoni immobiliari industriali, ospedalieri, commerciali/residenziali, hanno la necessità di ottimizzare i costi e migliorare la qualità dei servizi del proprio patrimonio edilizio, composto quasi sempre da asset esistenti in continua evoluzione.
Possiamo concludere dicendo che la proprietà del dato definisce una nuova gerarchia di potere, pertanto vi invitiamo a valutare di separare il sistema anagrafico degli asset, dal vostro attuale sistema informatico, per posizionarlo in un sistema centralizzato dedicato, al fine di conservare il dato e migliorare, a livello centrale, la gestione e la distribuzione delle informazioni verso tutte le strutture, utenti e software connessi.