Perchè il manifatturiero sembra utilizzare una tecnologia del 1990?
Ho trascorso gli ultimi mesi a parlare con i principali leader, nel settore della produzione, di maintenance and reliability (manutenzione e affidabilità) e su questioni importanti che vanno affrontate. Se faccio un passo indietro, mi rendo conto che il cambiamento è un tema comune a molte imprese industriali.
Il ritmo nel nostro settore sembra così incredibilmente lento. In effetti, la difficoltà più comune che sento dai nuovi clienti UpKeep è che stanno ancora cercando di liberarsi di carta e penna e stanno ancora operando in una modalità principalmente reattiva. In effetti, questa settimana ho parlato con un’azienda che ha affermato di aver investito in attrezzature 30 anni fa e che non hanno intenzione di intervenire sulle operations, non le miglioreranno, non le ottimizzeranno e nemmeno le prenderanno in considerazione, perché hanno paura di eventuali conseguenze indesiderate, pur sapendo che le cose non stanno andando bene. Il cambiamento significa una rottura e porta con sé conseguenze sconosciute. Questo argomento è stato fin troppo comune nelle mie interviste.
Il problema è che senza cambiamenti, la nostra industria e il nostro Paese rimarranno indietro rispetto a coloro che sono disposti a correre il rischio, a innovare e ad andare avanti in modo esponenziale. Il Wall Street Journal ha riferito questa settimana di come i porti statunitensi non possano essere automatizzati a causa dell’alto costo della tecnologia robotica e dell’opposizione del lavoro organizzato. Gli esperti della catena di approvvigionamento sono già preoccupati su come gli Stati Uniti competeranno con i porti altamente automatizzati già operativi in Europa e Asia.
Perché il cambiamento è così difficile?
La natura umana non ama il cambiamento
È chiaro che a tutti noi come esseri umani semplicemente non piace il cambiamento. L’intero settore della gestione del cambiamento aziendale è cresciuto attorno a questo semplice fatto. Per decenni, implementare il cambiamento nel mondo degli affari è stato difficile poiché alle persone piace sapere cosa aspettarsi giorno per giorno e adattarsi alla propria routine sia a casa che sul posto di lavoro.
Considerando che l’età media dei lavoratori qualificati nel settore manifatturiero è di 56 anni, questo diventa un maggiore problema nel nostro settore. La stragrande maggioranza della forza lavoro ha costruito la propria carriera sull’esperienza. Il problema è che quando questi dipendenti esperti se ne andranno, porteranno con sé importanti conoscenze. Se venissero sostituiti da una generazione più giovane ed esperta di tecnologia, sarebbe un buon punto di partenza, ma il problema è che stiamo combattendo una guerra alla ricerca di talenti da portare in questo settore, lasciando, così, un enorme divario di competenze e arretrati di manutenzione.
L’ambiente fisico, ad alta intensità di regole, crea barriere al cambiamento
La produzione e la manutenzione sono un settore strettamente fisico e reale che ruota attorno a risorse e processi complessi. Tutte le industrie manifatturiere sono soggette a rigide normative OSHA e molte hanno normative governative e requisiti di conformità aggiuntivi. La stragrande maggioranza probabilmente aggiunge al mix procedure operative specifiche dell’azienda.
Tutti questi fattori, soprattutto se combinati insieme, creano barriere al cambiamento, all’idea di innovarsi, nell’affrontare sfide per implementare nuove tecnologie.
I sindacati spesso combattono il cambiamento in nome della tutela dei posti di lavoro
Recentemente ho anche parlato con un dirigente d’azienda che ha affermato che era impossibile aggiungere tecnologia e innovazione nella sua azienda perché il sindacato si era opposto. Il sindacato ha combattuto contro la tecnologia perché eliminerebbe alcuni posti di lavoro anche se quella tecnologia potrebbe introdurre nuove posizioni più retribuite.
Il divario di competenze rende difficile attrarre e trattenere i dipendenti per implementare l’innovazione.
Da un lato, penso che sia impossibile semplicemente riempire i milioni di posti vacanti che dovremo affrontare nei prossimi anni e credo che dovremmo puntare sull’innovazione e sulla robotica. D’altro canto, le conoscenze necessarie per implementare, gestire e mantenere tutta questa tecnologia sono complicate e semplicemente non possiamo formarci e migliorare le competenze in tempi brevi.
Ad influenzare entrambi i lati della medaglia c’è il fatto che, anche se assumessimo e formassimo con successo, il tasso di turnover è così alto (circa il 39% nel 2022) che sarebbe praticamente impossibile recuperare i costi di investimento su reclutamento e fidelizzazione.
Allora, qual è il modo migliore per accelerare il cambiamento?
Penso che la risposta a questa domanda sia davvero difficile. Il governo degli Stati Uniti ci sta provando con il CHIPS Act, progettato per ridurre i costi della produzione innovativa, creare posti di lavoro e rafforzare le catene di approvvigionamento. La maggior parte di questo stimolo, circa 39 miliardi di dollari, è destinata alla costruzione di nuovi e ampliati impianti di produzione. Tuttavia, questa settimana abbiamo celebrato il primo anniversario del CHIPS Act senza che i fondi siano stati ancora rilasciati .
Sarà interessante vedere se il denaro verrà utilizzato per costruire nuove strutture e investito in automazione e robotica, oppure verrà utilizzato per ammodernare ed espandere quelle più vecchie utilizzando tecniche di produzione del passato.
La mia speranza è che noi, come industria, possiamo investire in tecnologie completamente nuove. Tutti noi qui a UpKeep stiamo spingendo per applicazioni di produzione che utilizzano intelligenza artificiale, innovazione, robotica e automazione. Date le competenze e il divario di manodopera, penso che fare un salto in avanti sia la migliore linea d’azione. Se continuiamo a investire in tecniche di produzione vecchie di 30 anni, non faremo altro che esacerbare i problemi esistenti.